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Distintivo Ospedale n. 68

Come è noto la Croce Rossa Italiana, per iniziativa della Croce Rossa Internazionale e per incarico e per conto del Governo Italiano, ha inviato in Corea un ospedale da 100 posti letto […]”[1]. Così scriveva il Comitato Centrale della C.R.I. nel febbraio del 1952, rivolgendosi a tutti i presidenti dei comitati locali ed ai Centri di Mobilitazione per raccontare come la necessità di medici chirurghi fosse stata sottostimata, a causa dell’inasprirsi degli eventi bellici.

 

La Guerra di Corea nacque in seno alla Guerra Fredda, “scoppiata” al termine della Seconda guerra mondiale, che vide il mondo diviso in due blocchi: il blocco comunista capitanato dall’U.R.S.S. da una parte, gli Alleati dall’altra. Questi ultimi, unitisi militarmente durante la guerra e de iure con la creazione della N.A.T.O., erano guidati dagli Stati Uniti d’America. U.S.A. e U.R.S.S. erano di fatto i due vincitori della guerra, sia in termini militari che di influenza economico-politica. Ciononostante, questi giganti non ebbero mai occasione di scontrarsi in maniera diretta, per paura di essere distrutti entrambi con il ricorso all’utilizzo della bomba atomica, ma si ritrovarono a sostenere economicamente e militarmente moltissimi fronti “minori” tra paesi lontani, che si rivelarono poi una costellazione di crisi tra il 1945 ed il 1989. Il Vietnam, la crisi dei missili di Cuba, l’Afghanistan e, non ultimo, la Corea, rappresentarono i terreni di scontro indiretto tra i due potenti, l’occasione per un braccio di ferro, per il trionfo sull’avversario e per la vittoria/imposizione degli ideali rivoluzionari o valori di libertà e democrazia sul nemico[2].

 

L’INIZIO DELLE OSTILITA’

 

Nel 1945, all’indomani della sconfitta del Giappone, che aveva invaso la penisola coreana, l’Unione Sovietica e gli U.S.A. occuparono la Corea e spartirono il territorio in aree d’influenza lungo la linea del 38° parallelo. Fu nel 1947 la decisione di incaricare l’O.N.U. per definire le sorti del Paese, il quale optò per l’indizione delle elezioni l’anno successivo. Vennero indette delle elezioni sia nel sud che nel nord: al sud venne eletto un presidente che ricevette l’avallo delle Nazioni Unite, mentre il nord rifiutò ogni controllo da parte dell’Organizzazione Internazionale. Il 25 giugno 1950 il dittatore Nordcoreano Kim Il Sung, che voleva la riunificazione del Paese, varcò il confine del 38° parallelo con il suo esercito, forte del ritiro delle truppe americane nel sud già dal 1949[3] e del sostegno dell’Unione Sovietica.

L’ostilità della Corea del Nord, condannata dalle Nazioni Unite come atto di guerra che minacciava la pace[4], comportò la reazione degli Stati Uniti che, unitamente a Canada, Gran Bretagna, Francia, Nuova Zelanda, Australia, Belgio, Grecia, Lussemburgo, Colombia, Etiopia, Olanda, Sudafrica, Thailandia e Turchia, attaccarono le forze d’invasione nordcoreane, le ricacciarono oltre il 38° parallelo ed invasero il nord della penisola. La Cina, sentendo i propri confini minacciati, entrò nel conflitto sostenendo Kim Il Sung e facendo retrocedere le truppe dell’O.N.U. fino alla storica linea di confine.

 

LA DIFFICILE SITUAZIONE PARLAMENTARE

 

La posizione dell’Italia nei confronti della guerra in Corea fu da subito difficile. Al Governo De Gasperi arrivarono numerose sollecitazioni da parte degli Stati Uniti ad aderire al contingente di truppe O.N.U. che sarebbe sceso in campo per contrastare l’avanzata dei nordcoreani. Il Parlamento si trovò diviso: da un lato i continui veti del Partito Comunista e dei Socialisti impedivano una presa di posizione dell’Italia al fianco degli Alleati, negavano le responsabilità sovietiche nel conflitto e sostenevano la campagna bellica di Kim Il Sung quale guerra di liberazione coreana o come vittima di un’aggressione della Corea del Sud. Minacciavano, quindi, la precaria stabilità del Governo De Gasperi VI, sostenuto al tempo anche dai Socialisti. Dall’altra parte invece la maggioranza di Governo sposava la decisione di De Gasperi di esprimere solidarietà alla Corea del Sud con il decreto del 25 giugno 1950 che però non prevedeva un reale impegno. Un acceso dibattito parlamentare caratterizzerà non solo le decisioni prima dell’impegno italiano, ma esso continuerà fino alla firma dell’Armistizio del 1953. Il Presidente del Consiglio De Gasperi ed il Ministro degli Affari Esteri Sforza, in particolare dichiararono più volte in aula l’importanza di determinare la propria posizione, come nazione, “Perché un tentativo analogo di aggressione può, un giorno, verificarsi vicino a noi. […] Sarebbe un delitto non aver fatto tutto perché un giorno, non si sa quando – che Dio disperda l’augurio – Trieste potrebbe essere un’altra Corea…”[5]. La posizione italiana andava chiarita alla luce del suo status di “paese conquistato” sottoposto ai vincoli di riarmo ed in attesa di essere accettata nelle Nazioni Unite, nonché per i suoi importanti rapporti con gli Stati Uniti e la beneficenza del Piano Marshall. Per contro i partiti Socialista e Comunista dovevano misurare la propria posizione per poter mantenere i rapporti con il COM.INTER. e con Mosca, ritrovandosi così di fronte alla scelta se sostenere gli interessi dell’Italia o del Partito.

Quando si raggiunse il compromesso di inviare un’unità militare non combattente risultò da subito la scelta corretta, per la stabilità parlamentare e per il Paese, poiché poco prima della partenza della C.R.I. Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia si dichiarano disponibili a rivedere il Trattato di pace con l’Italia e successivamente, procedendo alla revisione del trattato, vengono eliminati i vincoli di riarmo e la condizione di paese conquistato.

 

LA CROCE ROSSA

 

Non appena esplose il conflitto, il Comitato Internazionale di Ginevra (ICRC) si attivò per organizzare gli aiuti umanitari alla popolazione. Le vittime della Guerra di Corea saranno circa 5.600.000, tra morti, feriti e dispersi e oltre 10 milioni saranno le famiglie divise. Il conflitto causerà anche la distruzione di numerosissime fabbriche, scuole, case, ecc. ed una crisi umanitaria senza precedenti nella penisola.

All’appello dell’O.N.U. rispose anche l’Italia, anche se all’epoca non faceva parte delle Nazioni Unite ma era suscettibile alle pressioni statunitensi ed era interessata a mantenere buone relazioni con gli americani anche in virtù dell’accesso all’European Recovery Program (E.R.P.)[6].  L’Italia, il 27 settembre 1950, comunicò al Segretario Generale dell’O.N.U. che avrebbe partecipato con una formazione sanitaria e che il contingente inviato sarebbe stato appartenente alla Croce Rossa Militare Italiana[7].

 

La Croce Rossa Italiana si mise quindi a disposizione e comunicò al Comitato Internazionale di Ginevra, che aveva richiesto sostegno alle Società Nazionali di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa per il soccorso alla popolazione coreana, la sua offerta di un ospedale da campo da 100 posti letto[8]. L’idea di un ospedale da campo fu accolta positivamente anche dal Governo italiano, il quale riteneva che la partecipazione italiana alla guerra di Corea senza una formazione delle FF.AA. ma con uomini e mezzi della C.R.I. in missione umanitaria e sotto l’egida del C.I.C.R. avrebbe accontentato le pressioni statunitensi, non avrebbe acceso ulteriormente il dibattito parlamentare in corso sul ruolo dell’Italia, ma, soprattutto, avrebbe giovato a dare ottimo lustro all’Italia da parte dell’opinione pubblica mondiale. Il Belpaese attendeva l’ingresso nelle Nazioni Unite dal 1947, quando aveva formalizzato la sua candidatura che però era sempre stata osteggiata dall’Unione Sovietica che temeva come anche i suoi paesi satellite potessero chiedere l’ingresso nell’O.N.U.[9]

 

OSPEDALE N. 68 – LA MOBILITAZIONE

 

Deciso l’assetto da inviare, il primo ostacolo che si trovò ad affrontare la Croce Rossa Italiana fu la scelta del personale da mobilitare. Tale personale, che doveva essere impiegato attraverso un ordine di mobilitazione impartito dal Ministero della Difesa, doveva avere una condotta morale senza macchia, in virtù del difficile compito che gli si prospettava[10]. L’Ospedale C.R.I. rappresentava il nucleo di intervento italiano nel conflitto coreano, a sostegno dell’O.N.U. e dipendente dal suo Comando, assunto dagli statunitensi. Con questi ultimi in particolare sarebbe stato necessario mantenere ottimi rapporti, nonostante l’Ospedale fosse destinato a supportare la popolazione civile.

Per queste motivazioni, al personale che intendeva presentare domanda per “l’arruolamento in Corea” venivano richiesti, alle relative Questure di competenza, i carichi pendenti ed il casellario giudiziale, come previsto dagli art. 11 e 35 Regio Decreto 10 febbraio 1936, n. 484 all’epoca in vigore e che disciplinava il Corpo Militare C.R.I. Il passato civile e militare veniva vagliato attentamente e non pochi furono i militari la cui domanda venne respinta a causa di condotte sanzionate con la reclusione o l’ammenda o comportamenti che ne avessero palesato la mancanza dell’attitudine alla disciplina militare[11]. La missione rappresentava il prestigio dell’Italia all’estero e “l’importanza e la delicatezza che riveste l’Ospedale n. 68” richiese che ai Centri di Mobilitazione, nella scelta del personale, “un’opera quantomai accorta, accurata e previdente” e “non basterà limitarsi alla comune richiesta d’informazioni presso i Carabinieri e la Questura […] di non fermarsi in superficie nell’indagine della domanda, ma, dato il caso eccezionale, di proseguire l’investigazione onde conoscere per ogni nominativo, i precedenti, le attitudini, le tendenze, il carattere, il contegno civile, ecc.”. La C.R.I., riconoscendo la complessità della richiesta concludeva che “è ovvio che la ricerca di tante minute e scrupolose indagini non può che essere affidata che allo spirito di comprensione di chi – per fedele attaccamento all’Associazione – sente tutta la responsabilità […] di inviare oltre i confini della Patria elementi effettivamente validi, utili e capaci”[12].

 

La difficile situazione bellica, il clima, il territorio e gli “inevitabili disagi cui sarebbero andati incontro[13] resero necessaria un’ulteriore scrematura del personale volontario. Il Comitato Centrale, conscio della precaria situazione coreana e della pericolosità della missione, pretese che i candidati fossero posti ad attente analisi cliniche per verificare l’idoneità psico-fisica degli elementi all’impiego. Oltre alla normale visita medica generale, fu richiesto di sottoporre gli aspiranti a specifiche analisi delle urine ed approfonditi esami dei pazienti, per indagare eventuali “tare fisiche” o “infermità pregresse” che avrebbero potuto recare “aggravamenti e riacutizzazioni, con danno non soltanto proprio, ma anche del servizio e dell’Amministrazione”[14]. Al V° Centro di Mobilitazione di Verona i non idonei furono molti, non tanto per le condotte morali precedenti, quanto per le patologie pregresse ed il rischio di ammalarsi, molti anche all’indomani della prima missione in Corea vennero necessariamente sostituiti con il primo avvicendamento possibile.

 

L’Associazione riconosceva, quindi, che “l’iniziativa sorta ed attuata per invito della Croce Rossa Internazionale, riveste particolare importanza[15] e questo avrebbe significato tutelare l’immagine dell’Italia, che si presentava nel contesto internazionale per la prima volta dopo la sconfitta della Seconda guerra mondiale con una missione militare all’estero. La prima, in tempo di pace, della Repubblica. La Croce Rossa Italiana aveva l’occasione di dimostrare al CICR ed al mondo la sua organizzazione, preparazione e capacità di risposta ed, infine, il valore degli uomini e donne che sarebbero stati mobilitati, tutelandone l’incolumità. Inoltre, la C.R.I. richiese che il personale da mobilitare fosse quanto più vicino alle esigenze del gravoso compito da espletare: oltre a medici, radiologi e infermieri, i militi inservienti dovevano essere possibilmente di professione falegnami, muratori, idraulici, carpentieri, elettricisti, per poter farsi carico dei necessari compiti di allestimento e mantenimento dell’Ospedale.

 

OBIETTIVO YONG DUNG-PO

 

Selezionato il personale da destinare alla Corea ed emessi i precetti, si cominciò ad organizzare la partenza. Fu scelto di utilizzare l’Ospedale da campo n. 68, con un nucleo di 70 militari tra cui 11 Ufficiali inferiori (medici, farmacisti, commissari ed un cappellano), 6 infermiere volontarie, 7 sottufficiali, 13 graduati di truppa e 33 militi. La formazione sanitaria, autorizzata anche dal Ministero della Difesa-Esercito, corrispondeva ai canoni delle formazioni sanitarie del genere[16]. Il definito assetto organico determinò l’impossibilità di promozioni al personale impiegato, che, in caso di avanzamento al grado superiore, avrebbe dovuto essere rimpatriato e rimpiazzato con personale di grado inferiore, al fine di mantenere inalterata la scala gerarchica del Campo[17].

 

Parte del personale prescelto dal V° Centro di Mobilitazione, in particolare le infermiere volontarie, i militi infermieri ed i militi inservienti, erano impiegati presso l’Ospedale C.R.I. n. 132 “TREVISO”. Questo causò la preoccupazione della direzione dell’Ospedale, che chiese al Comitato Centrale il richiamo di altro personale per sopperire all’imminente mancanza di organico, ed uno scambio di missive con Roma che negava il richiamo in servizio di nuovo personale, da destinare all’Ospedale n. 132, fintanto che non fosse partito il personale destinato alla Corea[18]. La partenza fu comunicata con pochissimo preavviso, il personale scelto venne informato unicamente che “debbono tenersi pronti a rispondere alla chiamata in qualsiasi momento”[19] ma, nel frattempo, al personale furono forniti i bracciali di neutralità, “Debitamente vidimati e timbrati”[20] e giunse la notizia che “L’Ospedale da campo C.R.I. n. 68 è stato completamente approntato in Roma[21], era il 14 Novembre 1950.

 

La partenza avvenne da Napoli il 16 ottobre 1951, sulla nave Langfitt, con destinazione Pusan. Dopo un mese di navigazione l’Unità giunse finalmente a Yong Dung-Po, dove sarebbe stato allestito l’Ospedale n. 68, e venne assegnata sotto l’autorità dell’8a Armata Statunitense[22]. Sul posto il Campo prese vita sfruttando una scuola abbandonata, poiché il clima proibitivo ed il terreno impraticabile resero impossibile l’idea di allestire un ospedale attendato.

L’Ospedale fu allestito come un moderno nosocomio dell’epoca, dotato di un proprio ambulatorio, una sala radiologica, una sala operatoria ed un laboratorio di analisi. Parallelamente furono allestiti anche quei servizi burocratici, funzionali alla gestione del Campo, fondamentali. L’Ospedale era dotato di un proprio ufficio “matricolare” per la gestione dei fascicoli dei militari operanti in Corea, di un ufficio deputato alla gestione delle spese, dei materiali e degli approvvigionamenti[23].

 

VITA NELL’OSPEDALE “N. 68”

 

I militari e le infermiere volontarie della C.R.I. dovettero sopportare delle condizioni di lavoro davvero difficili. L’ostico clima della zona andò a sommarsi alla brutalità di una guerra che coinvolse 2 milioni di vittime civili[24] e vide un impegno intenso e costante del personale impiegato. Anche il personale senza competenze sanitarie: idraulici, muratori, falegnami, ecc. fu impiegato senza sosta per i continui lavori di manutenzione e sistemazione del Campo. Per questo motivo si resero necessari anche numerosi avvicendamenti del personale, in particolare per coloro i quali dovettero essere rimpatriati per motivi di salute dovute alle difficili condizioni di vita o per tare sanitarie pregresse, aggravatesi[25].

Durante l’operazione in Corea, si rese necessaria anche la ricerca di nuovi radiologi, precedentemente non mobilitati per gli avvicendamenti. Partì così una fitta rete di missive tra il Comitato Nazionale, le Università italiane e gli ospedali, per tramite dei Centri di Mobilitazione e con l’ausilio degli stessi medici del Corpo Militare. Il V° Centro di Mobilitazione si prodigò non poco su questo fronte, contattando più volte i docenti della Scuola di Medicina dell’Università di Padova e sensibilizzando i Presidenti dei Comitati Locali nella ricerca di queste figure sanitarie.

 

Durante il suo impiego, l’Ospedale fu in grado di erogare 590.293 prestazioni mediche, tra cui sono presenti prestazioni di pronto soccorso, interventi chirurgici, radiografie e radioscopie, analisi di laboratorio, cure odontoiatriche, degenza e prestazioni ambulatoriali, ed ebbe 7.041 degenti ricoverati per 131.513[26] giornate. Nonostante il 30 novembre 1952 la sede dell’Ospedale fu coinvolta da un violento incendio, che rese inutilizzabile parte dei servizi, la struttura continuò ad erogare i servizi ambulatoriali fino all’arrivo del nuovo materiale dall’Italia ed alla sistemazione dei locali danneggiati. La presenza della C.R.I. fu inoltre fondamentale per l’intervento nel disastro ferroviario sulla linea Inchin-Seoul (17 settembre 1952) e per quello avvenuto ad O-San (31 gennaio 1954), coinvolgendo il personale nei soccorsi alle vittime.

 

L’opera dell’Ospedale n. 68 fu in grado di estendersi anche in Giappone, dove nel mese di luglio 1953 il personale della C.R.I. fu inviato in soccorso della popolazione dell’Isola di Kyushu, in difficoltà a causa di una devastante alluvione che costò la vita a migliaia di persone. La Squadra di Soccorso, composta da 7 militari C.R.I. e 2 Infermiere Volontarie, allestì un pronto soccorso da campo con le due tende modello 1918 originariamente destinate all’Ospedale n. 68. La missione durò 24 giorni e fu in grado di assistere oltre 2.000 pazienti, guadagnandosi il rispetto e la riconoscenza della Croce Rossa Giapponese e del Governo Nipponico per l’encomiabile comportamento e lavoro del personale[27].

 

IL RIMPATRIO

 

L’Armistizio fu siglato il 27 luglio 1953, alla presenza delle forze della coalizione delle Nazioni Unite, la Corea del Sud, la Corea del Nord e la Repubblica Popolare Cinese. Alla firma fu invitato anche il comandante dell’Ospedale n. 68, segno del ruolo fondamentale della missione italiana e del rispetto acquisito con proprio operato dai suoi membri. In quella sede il comandante, Magg. Med. C.R.I. Fabio Pennacchi (succeduto al Cap. Med. C.R.I. Luigi Coia il 17 settembre 1952[28]) fu inviato dall’Ambasciata italiana quale Ministro Plenipotenziario italiano. Nonostante la cessazione delle ostilità, la Presidenza della C.R.I., d’intesa con il Governo italiano, decisero di non provvedere subito al rimpatrio dell’Ospedale, poiché la popolazione coreana necessitava ancora di assistenza e le strutture coreane non erano ancora in grado di provvedere autonomamente. Il 28 maggio 1954 venne comunicata la sospensione della mobilitazione per i militari della Corea e il 15 luglio 1954 si comunicò la sospensione dell’avvicendamento del personale per la Corea, in vista di un successivo ritorno in Patria.

La comunicazione di rimpatrio arrivò all’Ospedale 68 nel dicembre 1954 e le operazioni si svolsero tra il 7 ed il 17 gennaio 1955.

 

BILANCIO DELLA MISSIONE

 

L’esito della missione coreana non può che dirsi un successo, in primo luogo per la Croce Rossa Italiana che vide il personale coinvolto insignito della “Medaglia di Servizio delle Nazioni Unite”[29] e della “Presidential Unit Citation”[30], la medaglia della Repubblica della Corea del Sud, e secondariamente per l’Italia che si vide ammessa fra gli Stati membri delle Nazioni Unite il 14 dicembre 1955. Non solo, nel corso degli anni furono assegnati anche gli apprezzamenti dell’Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese, la “Bronze Star” americana ad un componente della missione, l’Encomio della Lega delle Società di Croce Rossa, la “Medal of Freedom” del Governo degli Stati Uniti, la “Presidential Unit Citation” per la seconda volta, la Medaglia d’Argento al Merito Civile della Repubblica Italiana, l’Encomio Solenne della Repubblica della Corea del Sud e la Medaglia d’Argento al Merito della Croce Rossa Italiana.

Alla missione italiana fu inoltre conferito il Premio Nobel per la Pace delle Nazioni Unite, la nomina ad “Ambasciatori della Pace” dal Governo coreano, la Cittadinanza Onoraria della Città di Assisi e l’intitolazione del Monumento a Pusan.

Questa innumerevole lista di riconoscimenti è la testimonianza di cosa abbia rappresentato e come abbia lavorato il contingente della Croce Rossa Italiana in Corea.

 

La capacità di essere in grado di rispondere alle esigenze di una popolazione che patisce le privazioni e le sofferenze di una guerra, agli imprevedibili disastri ferroviari occorsi, nonché all’alluvione sull’Isola nipponica di Kyushu, nonostante le difficoltà ambientali e dell’incendio subìto, hanno reso la missione dell’Ospedale n. 68 in Corea un vanto per la C.R.I. e per l’Italia, prima missione italiana all’estero dopo la Seconda guerra mondiale in una guerra al quale il nostro Paese non partecipò come parte belligerante. Tutto questo è stato possibile grazie al lavoro, la dedizione, la passione e la costanza degli uomini e delle donne della Croce Rossa che sono stati inviati in Corea ed a loro devono andare i principali ringraziamenti.

 

 

 

Gianluca Dalboni

Ufficio Storico del Centro di Mobilitazione Nord Est

Corpo Militare Volontario della Croce Rossa Italiana

 

FONTI E BIBLIOGRAFIA

  1. Ufficio Storico del Centro di Mobilitazione Nord Est del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana;
  2. CARACCIOLO, A. ROCCUCCI, Storia contemporanea dal mondo europeo al mondo senza centro, Le Monnier università-Mondadori education, Milano, 2017;
  3. CANNONERO, M. PIANESE, 1951-1955 La Croce Rossa In Corea, Il Periplo, Novi Ligure, 2012;
  4. H. RANIERO, La Croce Rossa Militare Italiana in Corea durante la guerra (1951-1954), Commissione Italiana di Storia Militare, Roma, 2002;
  5. POLSI, Storia dell’ONU, Laterza, Bari, 2009;
[1]Ufficio Storico del Centro di Mobilitazione Nord Est, Fondo Guerra di Corea, Registro Corea, Prot. 5676, 1° febbraio 1952 del Comitato Centrale
[2]L. CARACCIOLO, A. ROCCUCCI, Storia contemporanea dal mondo europeo al mondo senza centro, Le Monnier università-Mondadori education, Milano, 2017
[3]M. CANNONERO, M. PIANESE, 1951-1955 La Croce Rossa In Corea, Il Periplo, Novi Ligure, 2012
[4]Risoluzione n.82, 25 giugno 1950 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite
[5]Discorso dell’On. Carlo Sforza alla Camera dei Deputati nel dibattito del 26 giugno 1950 sulla Corea (dattiloscritto, s.l., s.d., Archivio Privato). In M. CANNONERO, M. PIANESE, 1951-1955 La Croce Rossa In Corea, Il Periplo, Novi Ligure, 2012
[6]R. H. RANIERO, La Croce Rossa Militare Italiana in Corea durante la guerra (1951-1954), Commissione Italiana di Storia Militare, Roma, 2002
[7]M. CANNONERO, M. PIANESE, 1951-1955 La Croce Rossa In Corea, Il Periplo, Novi Ligure, 2012
[8]Ufficio Storico del Centro di Mobilitazione Nord Est, Fondo V° CdM Verona, Registro Corea, Prot. 2494/50/389/SE/SE, 23 ottobre 1950 della Delegazione C.R.I.  per il territorio libero di Trieste al Comando del XV° Centro di Mobilitazione “UDINE”.
[9]A. POLSI, Storia dell’ONU, Laterza, Bari, 2009
[10]Ufficio Storico del Centro di Mobilitazione Nord Est, Fondo V° CdM Verona, Registro Corea, Protocolli del Comitato Centrale e del XV Centro di Mobilitazione “Udine”
[11]Ufficio Storico del Centro di Mobilitazione Nord Est, Fondo Guerra di Corea, Registro Arruolamenti per la Corea, Busta Personale per l’arruolamento in Corea
[12]Ufficio Storico del Centro di Mobilitazione Nord Est, Fondo Guerra di Corea, Registro Arruolamenti per la Corea, Prot. 47787, 11 settembre 1952 del Comitato Centrale ai Presidenti dei Centri di Mobilitazione
[13]Ufficio Storico del Centro di Mobilitazione Nord Est, Fondo Guerra di Corea, Registro Arruolamenti per la Corea, Prot. 45400, 26 agosto 1952 del Comitato Centrale ai Presidenti dei Centri di Mobilitazione
[14]Ufficio Storico del Centro di Mobilitazione Nord Est, Fondo Guerra di Corea, Registro Arruolamenti per la Corea, Prot. 45400, 26 agosto 1952 del Comitato Centrale ai Presidenti dei Centri di Mobilitazione
[15]Ufficio Storico del Centro di Mobilitazione Nord Est, Fondo V° CdM Verona, Registro Corea, Prot. 4251, 25 gennaio 1952 RISERVATISSIMA del Comitato Centrale alla Direzione Servizi di Mobilitazione Div. II
[16]Ufficio Storico del Centro di Mobilitazione Nord Est, Fondo V° CdM Verona, Registro Corea, Prot. 28458, 26 maggio 1952 del Comitato Centrale a tutti i Centri di Mobilitazione
[17]Ufficio Storico del Centro di Mobilitazione Nord Est, Fondo V° CdM Verona, Registro Corea, Prot. 28458, 26 maggio 1952 del Comitato Centrale a tutti i Centri di Mobilitazione
[18]Ufficio Storico del Centro di Mobilitazione Nord Est, Fondo V° CdM Verona, Registro Corea, Lettere tra la Direzione dell’Ospedale n. 132 ed il Comitato Centrale
[19]Ufficio Storico del Centro di Mobilitazione Nord Est, Fondo Guerra di Corea, Registro Arruolamenti per la Corea, Prot. 63021, 11 novembre 1950 della Direzione Servizi di Mobilitazione “Div. I”, Comitato Centrale al Centro di Mobilitazione di Verona
[20]Ufficio Storico del Centro di Mobilitazione Nord Est, Fondo Guerra di Corea, Registro Arruolamenti per la Corea, Prot. 5968, 3 novembre 1950 dell’Ufficio Militare di Mobilitazione, V Centro di Mobilitazione “VERONA”
[21]Ufficio Storico del Centro di Mobilitazione Nord Est, Fondo V° CdM Verona, Registro Corea, Prot. 39760, 14 novembre 1950, del Comitato di Verona
[22]Ufficio Storico del Centro di Mobilitazione Nord Est, Fondo Guerra di Corea, Registro Arruolamenti per la Corea, Cartella Elenco delle variazioni matricolari del personale impiegato in Corea Mod. 16 del V Centro di Mobilitazione “VERONA”
[23]Ufficio Storico del Centro di Mobilitazione Nord Est, Fondo V° CdM Verona, Registro Corea, Prot.  40725, 29 luglio 1952 della Direzione Servizi di Mobilitazione “Div. I”, Comitato Centrale a tutti i Centri di Mobilitazione
[24]US cuts Korean war deaths, su news.bbc.co.uk, BBC News, 5 June 2000
[25]Ufficio Storico del Centro di Mobilitazione Nord Est, Fondo V° CdM Verona, Registro Corea, Prot. 45400, 26 agosto 1952 del Comitato Centrale a tutti i Presidenti dei Centri di Mobilitazione della C.R.I.
[26]M. CANNONERO, M. PIANESE, 1951-1955 La Croce Rossa In Corea, Il Periplo, Novi Ligure, 2012
[27]M. CANNONERO, M. PIANESE., 1951-1955 La Croce Rossa In Corea, Il Periplo, Novi Ligure, 2012
[28]Il M.A.S.H. italiano: l’ospedale n. 68 nella guerra di Corea, su Panorama, 20 ottobre 2020
[29]Ufficio Storico del Centro di Mobilitazione Nord Est, Fondo Guerra di Corea, Registro Arruolamenti per la Corea, Prot. 1537/P, 7 ottobre 1953 del Comitato Centrale al V° Centro di Mobilitazione Verona
[30]Ufficio Storico del Centro di Mobilitazione Nord Est, Fondo Guerra di Corea, Registro Arruolamenti per la Corea, Prot. 1396/P, 8 luglio 1953 del Comitato Centrale al V° Centro di Mobilitazione Verona